Enza Mastria

Classe 1965 da subito, dopo gli studi accademici, decide di vivere il “segno” come la dichiarazione esplicita di una direzione, una scelta consapevole e non un semplice svago.Enza Mastria Ritratto
L'intenzione è visibile già nel primo ritratto che fa di se stessa giovanissima, in cui, forse, per uno scherzo del destino manca il “pezzo” fondamentale: la lancia, una punta tracciata a mostrare l'individuazione di una poetica definita (poiché la lotta da condurre con se stessi è infinita).
Opposti, doppi, bene e male, buono e cattivo, tristezza e gioia: questi i temi che popolano tutti i suoi quadri e che aprono una tesa dialettica, esaltandoli entrambi.
La pittura è il terreno su cui si consuma la lotta infinita fra forze immortali.
Fare arte o artigianato è “creare” usando una tecnica di meditazione, ma non è una catarsi, piuttosto una lotta sempre accesa ed eterna. E' l'unico modo per gestire le proprie ferite, una forma di contemplazione dei propri modelli irraggiungibili. Sono pennellate passate sulla pelle violentemente, prima ancora di aver preso forma e colore, creazioni a regola d'arte nate dalla passione e dai sacrifici.
“Perché dipingo? Per misurarmi come fa lo sportivo: è una sfida. Ciò che conta, però, non è vincere, ma avere l'occasione privilegiata per una ricerca oggettiva delle dinamiche esistenti fra forza e fragilità”.
E' l'analisi che interessa la complessità dell'io, nel corso della propria vita. Non è un impegno sociale, ma rivela già in ogni quadro i tempi che corrono. C'è la realtà e c'è l'ironia. Un estenuante misurarsi sulle note delle emozioni e dei pensieri, come musica di un pianista. Filo conduttore è il tempo… la lentezza del suo scorrere… il saperlo scegliere, la capacità di selezionare le cose, per prendersi lo spazio dove guardarle o per farle.
Arte è l'eterna ricerca che ci conduce alla poetica del “così o niente”, un discorso che inizia per dire qualcosa che non finisce mai.

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